
Ciao Vincenzo, puoi raccontarci un po’ di te? Come ti sei avvicinato al mondo dell’homebrewing?
Lavoro presso Fonarcom, un fondo interprofessionale. La mia passione per la birra artigianale è nata nel 2015, quando ho iniziato a interessarmi all’homebrewing. All’epoca, non avendo uno spazio adeguato a birrificare a casa, ho iniziato a frequentare altri homebrewers siciliani. Questi incontri sono stati fondamentali per me: ho potuto imparare tecniche e stili di produzione e ho avuto la possibilità di fare birra con costanza. In quel periodo, mi sentivo un po’ come il Mikkeller degli homebrewers, sempre in viaggio per creare nuove birre!
Da quanto tempo produci birra in casa e cosa ti ha spinto a iniziare?
Produco birra in casa dal 2015. La mia passione è nata dalla curiosità di esplorare il mondo della birra artigianale e dalla voglia di creare birre uniche e personalizzate. Ho iniziato con i kit, per poi passare all’all grain, un metodo che mi ha permesso di avere un controllo maggiore sugli ingredienti e sul processo di produzione. Questo passaggio ha segnato una svolta nel mio percorso, permettendomi di sperimentare e creare birre sempre più complesse.
Quali sono state le prime difficoltà che hai incontrato e come le hai superate?
Sicuramente, il problema più grande è stato trovare una postazione stabile per birrificare. Per diversi anni ho fatto birra con altri homebrewers, senza però poter seguire tutte le fasi di produzione.
Sei stato finalista del concorso MOBI: cosa ha significato per te questo traguardo?
Più che altro, lo considero un punto di inizio. Non ho fatto nulla di straordinario, ma sono rimasto sorpreso e orgoglioso dell’impegno che metto in ogni mia birra.
Quale birra hai presentato al concorso e cosa la rende speciale?
Ho presentato un Altbier (ancora poco lagerizzata) e un’American IPA (50% Pilsner e 50% pale ale). La sorpresa è arrivata dalla valutazione di quest’ultima, che ha ottenuto 38 punti al tavolo dei giudici, posizionandosi come una buona birra fatta in casa al livello di una birra commerciale media. Il segreto? Una base maltata consolidata e l’utilizzo del luppolo HBC 586 in double dry hopping. La Altbier, invece, è stata penalizzata per la sua immaturità. Tuttavia, nel recente concorso Brew Wars del 16 marzo, la stessa birra si è posizionata terza a pari merito, ad un solo punto dal BOS (Best of Show).
Hai ricevuto feedback dai giudici? Hai apportato modifiche alla ricetta dopo il concorso?
Sì, ho letto le schede BJCP non appena le ho ricevute. Dopo circa 15 giorni di lagerizzazione, la Altbier si è stabilizzata e ora sembra essere una birra valida. Per migliorarla, potrei diminuire i sentori tostati e aumentarne il corpo. Per quanto riguarda l’American IPA, dovrei aggiungere del carapils per darle più colore e corpo, e distribuire meglio le gettate a freddo del luppolo in dry hopping.
Quali sono i tuoi stili di birra preferiti da produrre e perché?
Al momento prediligo molto le luppolate, in particolare le Double IPA, per sperimentare con gli aromi dei luppoli. Inoltre, uno dei miei obiettivi è produrre un Barleywine: ho già pronta la ricetta, devo solo trovare il tempo per farlo!
Hai una birra di cui sei particolarmente orgoglioso?
Sì! Una American IPA che ha vinto la tappa I del Campionato regionale siciliano organizzato dall’Associazione Trinacria Homebrewers a Ragusa. Era caratterizzata da tanto Sabro, colore giallo paglierino, schiuma bianca e fine, e un equilibrio perfetto tra note maltate e amaro. Ha ricevuto punteggi 39/50 e 41/50, lasciando i giudici entusiasti!
Ti piace sperimentare con ingredienti insoliti o preferisci rispettare gli stili tradizionali?
Da giudice BJCP Certified, ho assaggiato birre con ingredienti insoliti, come foglie di fico o peperoncino. Tuttavia, al momento preferisco attenermi agli stili classici, rispettando le linee guida BJCP.
Quale attrezzatura utilizzi per la tua produzione?
Utilizzo il Brewtools B40 da circa 4 mesi, che mi ha semplificato la vita. A breve metterò in funzione il fermentatore e il chiller della SS Brewtech.
Qual è il passaggio più critico nel tuo processo di produzione?
Presto particolare attenzione a tre aspetti:
- Ammostamento e sparge: controllo le temperature per una conversione ottimale degli amidi in zuccheri.
- Raffreddamento: una fase caotica, in cui bisogna gestire bollitura, sanificazione e preparazione della fermentazione.
- Fermentazione: grazie alla “Casa del Birriolo”, ho un ambiente dedicato, ma la distanza da casa complica la gestione di alcuni stili.
Hai in programma nuove birre o progetti legati all’homebrewing?
Sì! Ho in mente di produrre una Grodziskie, una Tripel e un Barleywine. Se trovo spazio in frigo, proverò anche qualche IPA o una Helles. In futuro, vorrei maturare birre ad alto grado alcolico in botte.
Se avessi la possibilità di aprire un birrificio, quale sarebbe la tua birra di punta?
Probabilmente punterei su American IPA e Double IPA, affiancate da una forte proposta gastronomica, in stile Brewpub.
Che consiglio daresti a chi vuole iniziare con l’homebrewing?
Consiglio di unirsi alle associazioni di homebrewers per apprendere tecniche e ricevere supporto. Bisogna armarsi di pazienza e iniziare con i kit, usandoli come trampolino di lancio per sperimentare e migliorare continuamente.