
Ciao Carlo, puoi raccontarci un po’ di te? Come ti sei avvicinato al mondo dell’homebrewing?

Mi chiamo Carlo Sesia, sono nato nel 1961 e risiedo in campagna a Caraglio (CN) con mia moglie Romina, nostra figlia Vittoria, 3 cani e 5 gatti. Sono pensionato, dopo una carriera come ingegnere elettronico in un’azienda specializzata nella costruzione di macchinari per la lavorazione del vetro.
(Ogni due anni una settimana di lavoro a Düsseldorf, con serate nella Altstadt davanti a bicchieri di Altbier … non male come trasferta!)
Ho scoperto le birre artigianali alla fine degli anni ’90 grazie al Birrificio Baladin di Piozzo, uno dei primi quattro in Italia. Tuttavia, mi sono avvicinato alla produzione casalinga solo vent’anni più tardi.
Da quanto tempo produci birra in casa e cosa ti ha spinto a iniziare?
Un regalo inaspettato di mia moglie nel 2016, un kit di produzione e il libro di Bertinotti e Faraggi, mi hanno spinto a scoprire come nasce la birra, che fino ad allora per me era un mistero. Ero ancora impegnato tra lavoro, frutteto e orto, quindi inizialmente temevo di non riuscire a sfruttarlo al meglio.
Quali sono state le prime difficoltà che hai incontrato e come le hai superate?
La mia completa ignoranza in materia poteva fermarmi, ma il libro “La tua birra fatta in casa”, riletto decine di volte, mi ha aiutato a realizzare la mia prima cotta con un estratto liquido luppolato. Dopo pochi giorni, ho provato la tecnica E+G e subito dopo il mio primo all-grain.
Fondamentali sono stati:
- Ricerche sul web, lettura di libri e riviste americane (Zymurgy, Brew Your Own)
- Domande incessanti al mio amico homebrewer Davide Pelà
- Un corso di birrificazione presso il birrificio artigianale Trunasse dei fratelli Lerda
È stato amore a prima vista con l’homebrewing, alimentato da anni di studio accanito.
Sei stato finalista del concorso MoBI: cosa ha significato per te questo traguardo?
Sono una persona competitiva (ho fatto gare di corsa amatoriali per anni) e sin dall’inizio ho partecipato a numerosi concorsi. Già nel 2017, con la mia terza birra, una Porter all-grain, ho gareggiato in un contest locale. Da allora ho partecipato a competizioni in Italia, Germania, Polonia e Stati Uniti.
Sono stato finalista del Campionato Italiano di MoBI per tre anni consecutivi e ho ottenuto un secondo posto a New York al First Round della National Homebrewers Competition nel 2023. Risultati gratificanti, anche se non sempre gli esiti sono quelli sperati!
Quale birra hai presentato al concorso e cosa la rende speciale?
Quest’anno ho portato una Weissbier, molto equilibrata tra malti, esteri e fenoli. È venuta come speravo: senza eccessi di banana o pesantezza di corpo. È stato il voto più alto che abbia mai ricevuto in nove anni di contest.
Hai ricevuto feedback dai giudici? Hai modificato la ricetta dopo il concorso?
I feedback dei giudici sono sempre utili per migliorare. Li considero spunti di riflessione, soprattutto se provengono da giudici BJCP, homebrewer esperti o professionisti.
Quali sono i tuoi stili di birra preferiti da produrre e perché?
Preferisco le birre Session perché, quando bevo birra voglio dissetarmi senza stordirmi. I miei stili preferiti sono:
- Saison tradizionali (table e standard)
- Birre di frumento
Partecipo anche a contest tematici, ma evito birre molto luppolate (non ho un impianto adatto a contenerne l’ossidazione) e birre troppo alcoliche.
Hai una birra di cui sei particolarmente orgoglioso?
Ogni maggio produco una Saison con fiori freschi di sambuco raccolti davanti a casa. Il loro abbinamento con gli esteri della fermentazione dona un profilo piacevole e armonioso.
Ti piace sperimentare con ingredienti insoliti o preferisci rispettare gli stili tradizionali?
Preferisco gli stili classici ad alta fermentazione, studiandoli a fondo. Uso ingredienti del mio orto, come luppoli, bacche di rosa canina, ginepro, coriandolo, more, susine e uva americana.
Quale attrezzatura utilizzi per la tua produzione?
Il mio “impianto” è manuale e spartano:
- Tre pentoloni (uno per il mash BIAB e bollitura, uno per l’acqua di sparging, uno per lo sparging)
- Mestolo in legno
- Due fornelloni a gas, trasportati con una vecchia carriola in legno
- Fermentazione in contenitori d’olio in acciaio inox, con controllo di temperatura in vecchi frigoriferi
Hai apportato modifiche al tuo impianto?
No, e continuerò con questo sistema grezzo e romantico, finché riuscirò a sollevare il pentolone da 50 litri!
Qual è il passaggio più critico nel tuo processo di produzione?
Sicuramente il mash, poiché controllo tutto a mano, con temperature poco stabili. Mi concentro al massimo e mi affido all’esperienza. Inoltre, mi piace complicarmi la vita con:
- Cereal mash (per le birre di frumento belghe)
- Decozioni (per le Weissbier)
- Parti-gyle, con un quarto pentolone e un altro fermentatore
Hai in programma nuove birre o progetti legati all’homebrewing?
Faccio nuove birre ogni 15 giorni. Elaboro ogni ricetta da zero su fogli Excel. Mi concentro su concorsi importanti, come:
- Campionato Italiano MoBI
- NHC dell’American Homebrewers Association
- Lost&Found, Fermento Birra, Faida degli Homebrewer
Partecipo anche al progetto di Andrea Vallati, con la produzione di un simil-Lambic in botte da 225 litri.
Se avessi la possibilità di aprire un birrificio, quale sarebbe la tua birra di punta?
Nessuna! Non ho intenzione di diventare birraio professionista: voglio studiare, sperimentare e bere ottime birre senza stress economici.
Che consiglio daresti a chi vuole iniziare con l’homebrewing?
- Studiare moltissimo, soprattutto su testi americani
- Fare tante cotte e partecipare a concorsi seri
- Non farsi abbattere dalle critiche (molte saranno utili, altre meno)
- Iscriversi a un club di homebrewing
- Assaggiare birre commerciali e fatte in casa
L’homebrewing è faticoso, ma estremamente appagante. In fondo, è un gran bel passatempo!