Ciao Enrico, sappiamo della tua passione per la birra artigianale, ma conosciamo poco qual è stata la scintilla che ti ha fatto decidere di diventare un homebrews, raccontaci un po’ la tua storia.
Ciao Stefano, mi chiamo Enrico Soldà, ho 44 anni, abito a Barbarano Vicentino, sono un ingegnere meccanico. Mi occupo di industrializzazione e progetti di caschi da moto, un lavoro che mi richiede molte energie, soprattutto prima del covid facevo molte trasferte all’estero. Riesco comunque a coltivare le mie passioni: birra e mountain bike! In passato ho avuto anche una grandissima passione per la chitarra, ma poi per mancanza di tempo ho dovuto dedicarmi ad altre cose.
Quando è scaturita in te la passione per l’homebrewing?
Nel 2007 con Alessandro e Luca facemmo la prima cotta. Quella volta, nella cantina di Ale sollevammo il pentolone con il muletto sul pavimento disconnesso, rischiando di far cadere tutto e di farci male, ma che ridere! Alla fine, ne venne fuori una Weizen, e sembrava anche buona. Da quella volta, continuammo con attrezzature sempre più complete. All’inizio io volevo solo costruire degli impiantini per la birra, la mia passione era la meccanica… Poi, facendoli funzionare per cercare di tirarne fuori qualcosa di buono, dalla meccanica la passione cambiò in voglia di far birre buone. E diventò una sfida. Iniziai a studiare bene e seguii qualche corso. A forza di test, di misure e di cotte e di balle, nel 2013 finimmo di costruire un’impiantino ben dimensionato ed iniziammo a divertirci per davvero. Da qui capii che era passione, tempo, e soldi.
Qual è lo stile di birra che preferisci produrre?
Le Lager. La Helles, l’Italian Pils, la Dunkel, in genere mi piace fare le basse fermentazioni, specie se in stile tedesco, non però le Czech Lager. Adoro però fare anche le Bitter. Poi, ma più per tecnica che per gusto personale, mi piace fare le Neipa e le Session Ipa, perché mi aiutano a capire ed imparare bene la gestione del luppolo da aroma.
Raccontaci della tua attrezzatura?
Adesso ho un piccolo impianto pilota professionale, un Easy Brau da 1 hl, due fermentatori isobarici da 2.5 hl a temperatura controllata, una cella frigo e un’osmosi inversa, e vari strumenti di controllo. È un piccolo laboratorio che tengo con cura e dove mi diverto veramente parecchio!
Fai parte di un gruppo, associazione di appassionati HB?
Adesso no, conosco parecchia gente che fa birra in modo professionale o da HB, ma non frequento associazioni al momento. Anni fa frequentavo l’Habemus a Montebelluna quando c’era ancora Fabio. Con Ale e Luca, miei compagni di birre, ci andavamo molto spesso.
Come ti sei preparato/a (corsi, autodidatta…)?
All’inizio ho studiato da solo su vari libri, e chiedevo a chi ne capiva, poi in internet ho trovato molto materiale. Nel 2012 frequentai un corso a Thiene, e lì decisi che dovevo capirne ancora di più. Un corso per HB lo frequentai anche all’Habemus a Montebelluna. Più di qualche dritta me l’hanno data anche Marco Doppio e Paolo De Martin. Nel 2020 alla Dieffe ho fatto il corso per birraio artigiano. Poi ho fatto molta pratica da solo, con i miei vari impiantini, e bevuto sempre tanto.
La tua prima cotta.. c’è la vuoi raccontare?
La prima cotta all grain è quella del 2007 a casa di Alessandro, ammostamento su un pentolone bello grande. Con il muletto tenevamo alzata la pentola, e sotto scaldavamo con un fornellone. Era tutto molto instabile e rischiammo di farci parecchio male, ma eravamo molto carichi! Non sapevamo proprio nulla, sapevamo solo di fare qualche step a temperature diverse, facemmo un po’ tutto a caso. Volevamo fare una Weizen, 100% malto di frumento e via..figurati che casino filtrare! Però alla fine ce la facemmo. Per fortuna avevamo sanificato bene il fermentatore, e ne uscì una birra anche buona. Di quella cotta ricordo la nostra totale inesperienza, il muletto come parte fondamentale dell’impianto, ricordo lo stupore a bere la birra finita e dirci “la xe proprio na Weizen sta qua!”. Poi un giorno ci dicemmo che dovevamo fare senza muletto, ed iniziammo a costruire attrezzature nuove.
Hai mai partecipato a concorsi? Se si con quali risultati?
Concorsi veri e propri no, non ho mai voluto, forse anche per un po’ di timore ma so che dovrei farlo. Una volta, sei tette anni fa, diedi una mano ad altri due miei amici Fabio e Michele, che volevano partecipare al concorso HB da Vanni al Drunken Duck.
Si trattava di una Blonde Ale, con luppolo selvatico fresco che Michele (cuoco di professione molto bravo) andò a raccogliere fra Marostica e Molvena. Non si piazzò fra i primi dieci ma era veramente buona e fresca.
Una volta partecipai ad una degustazione alla cieca in un ristorante, portai una Helles, e risultò la più gradita a parimerito con un’altra Helles. Poi non ho più partecipato ad altre cose simili.
La tua birra ideale, come deve essere?
Equilibrata, con una bella beva, pulita, non astringente, deve avere un’acqua molto leggera, e che riesci a berne almeno 2 litri, che non ti faccia mal di testa… Quindi fermentata bene e senza antiossidanti.
Al di là del gusto poi, apprezzo molto le birre fatte entro i canoni dello specifico stile di riferimento: le Czech Lager per esempio non mi piacciono, però quando ne vedo una in mescita la assaggio per capire come la fa quel birrificio.
Birre nel fermentatore?
Ho appena infustato l’Italian Pils e la Session Ipa, mentre ora ho in maturazione una best bitter. Fra qualche giorno farò una keller pils con un bel hopstand di sladek.
C’è una birra che vorresti tanto produrre? e perché non l’hai mai prodotta?
La Rauch Bier!! È una birra che adoro, ma che non ho mai provato a fare. Penso perché ho sempre cercato di specializzarmi sulle Lager chiare, in modo da farle belle pulite e senza difetti. La Rauch ha dei malti e dei sapori più permissivi, ma è un tipo di birra che è giusto fare solo quando le Lager chiare ti riescono molto bene. Adesso che mi è ritornata in mente la metterò in lista, sarà una figata farla!
Ultimamente il mondo HB si sta molto evolvendo, sfornando grazie scuole, corsi una miriade di “birrai”, cosa ne pensi a riguardo?
Prima di tutto penso che per diventare un vero birraio non sia sufficiente aver fatto una scuola o aver anni di HB alle spalle, perché il birraio vero è un professionista e lo si diventa solo facendolo di professione, non basta aver tanta passione e far birra a casa propria. Penso però anche che l’evoluzione degli HB, grazie a scuole, a corsi e concorsi, sia una cosa molto molto molto positiva. Alzare il livello di conoscenza è sempre la chiave per far bene e meglio, in tutti i settori e per tutti i prodotti. L’evoluzione dell’HB porterà, oltre che al miglioramento qualitativo delle birre autonomamente prodotte, anche ad un’evoluzione della coscienza nei consumatori che sempre più naturalmente riconosceranno la qualità nello stile della birra che stanno bevendo: così si fa vera cultura e si fa percepire il valore della qualità.
Il passaggio poi da semplice HB ad aspirante birraio, ed in alcuni casi proprio a birraio di professione, sarà sempre più frequente, e questo grazie alla formazione. Non bisogna pensare “ce ne saranno troppi”. Pensiamo ad esempio a quante cantine e viticoltori abbiamo in Italia… c’è spazio per tutti. Gli italiani poi sono veramente bravi, e lo saranno sempre di più a produrre birra di qualità! Provo a pensare a come sarà fra 50 anni, che birre si potranno bere nei nostri paesi, vicino a noi. Immagino un birrificio ogni 10Km o in ogni paese… che figata! Si potrà anche andare in birrificio in bici, salvando la patente.
Hai mai pensato di trasformare la tua passione in un lavoro?
Certo, ci penso ogni giorno. So che non è facile per via degli alti investimenti che servono per aprire un’attività del genere, ma questo non mi fa assolutamente mollare la spugna e cercherò in tutti i modi di riuscirci.
Sogni nel cassetto?
Un microbirrificio con taproom.
Parlando di professionisti: qual è secondo te il miglior birrificio per qualità italiano?
Credo Elvo per me rappresenti il top, sia per gli stili di birre che per la loro qualità. La loro Keller Pils, la sig.na Rottermeier, mi ha lasciato sbalordito da quanto è buona e perfetta. Mi piace molto poi Brasseria della Fonte, la loro Ordinary Bitter è favolosa… Ultimamente mi sto ispirando a questi due birrifici quando penso e progetto le mie birre.
Poi qualitativamente Lambrate, Lariano, il Birrone sono molto forti e mi piacciono veramente molto.
Salute a tutti!!
Grazie Enrico, mi congedo da te e attendo con molto piacere un assaggio delle tue produzioni.