Orgogliosamente artigiano, si occupa di Food & Drink da più di vent’anni.
Come produttore è stato premiato in svariati concorsi gastronomici internazionali, fra cui un Oro ai Mondiali di Panificazione di Londra (World Bread Awards).
Negli anni si laurea come uno dei pochi Degustatori multi-matrice d’Italia (Birra, Vino, Distillati, Acqua, Olio, Cioccolato, Salumi, Caffè, Tè, Champagne, Whisky e Rum).
Docente in vari corsi di Degustazione, sia per professionisti che per amatori, articolista per riviste e guide di settore, dal 2016 fa parte della Giuria di alcuni dei più importanti Concorsi Eno-Gastronomici d’Europa (Londra, Francoforte, Neustadt, Parigi e Lione).
Dal 2019 è Presidente di Giuria degli International Taste Awards, gli Oscar Internazionali del Gusto.
Andiamo a conoscerlo più nel dettaglio:
Simone, raccontaci la tua storia: Qual è la tua professione, e come sei arrivato a occuparti di birra nel tuo percorso professionale.
Che dirti… mi occupo di food & drink da tutta la vita; ho iniziato nel ‘96 come artigiano alimentarista, attività ancora attiva oggi.
Nei primi anni del 2000, per migliorare la mia preparazione e professionalità, ho iniziato a seguire uno dei primi corsi di degustazione birra organizzati in Italia.
Non conoscevo davvero nulla sull’analisi sensoriale, e non sapevo, in verità, nemmeno un granché di birra.
La bevevo, o meglio, bevevo ciò che il mercato dell’epoca offriva, ma senza neppure grandi entusiasmi e soddisfazioni.
Quell’esperienza, quasi carbonara, ha cambiato il mio approccio e la mia vita.
Da lì è nato un grande amore, in primis per la birra, ma, allargando lo sguardo, verso la degustazione più in generale; negli anni, oltre a sviluppare un briciolo di conoscenza brassicola, mi sono affacciato alla degustazione di numerose altre matrici (cioccolato, acqua, olio, salumi, vino, tè, caffè, distillati, ecc.).
Sono profondamente epicureo, e sono convinto che ogni viaggio nel gusto vada ad allargare i propri orizzonti, la mente, e le proprie sensibilità e capacità.
Dopo aver partecipato, ed essere stato premiato, come produttore in alcuni concorsi internazionali di food & drink, ho avuto il piacere, e l’onore, d’essere chiamato come giudice, prima in concorso gastronomici, e poi in concorsi brassicoli in UK, Irlanda, Italia, Germania e Francia.
Momenti fantastici di condivisione, di crescita e di confronto, oltre al piacere d’assaggiare un numero elevatissimo di prodotti; credo mi abbiano fatto crescere tanto, e non vedo l’ora si possa tornare a muoversi per continuare a coltivare queste esperienze.
Da tutto questo è esplosa la voglia di comunicare, insegnare, scrivere, che si è tramutata anch’essa, a suo modo, in lavoro, svolgendo per alcune Scuole, o di cucina o di tempo libero, corsi di degustazione birra, scrivendo di birra e di food, per alcuni progetti editoriali, organizzando in Italia il primo Food & Drink Awards Internazionale (I.T.A. Awards) ed infine come consulente per aziende del settore o nel campo dei servizi del food & drink.
Raccontaci del progetto “ ITA”: quando e come è nata l’idea? Quali sono le peculiarità? Chi sono le persone che lavorano a questo progetto?
I.T.A. Academy era nella mia testa da un po’, anche se socchiuso nel cassetto.
L’idea di un contenitore in cui poter insegnare quel poco che ho imparato in una vita, birra in primis, con un approccio semplice, indipendente, poco organico, per nulla conforme.
Si parla di birra, e non solo, come si fa a non divertirsi?
Ma divertirsi offrendo sempre, in maniera facile, serietà ed originalità nei contenuti.
L’idea è quella di essere vicini all’Uomo della Strada, parlare la sua lingua, che al di là dei mostri onanismi mentali da appassionati (basta vedere gli scaffali della G.D.O. o fermarsi qualche minuto a vedere i carrelli della spesa…) consuma ancora Industrial Lager.
Per fare formazione, formazione utile, impattante e ficcante, si deve scendere dal piedistallo ed evitare, come troppo spesso accade, di arroccarsi nella nostra bellissima torre d’avorio.
Quindi un format semplice, leggero, poco impegnativo anche come moduli, in modo da non vincolare le persone ma poter essere uno strumento per avvicinarsi alla birra, o ad altre matrici, o anche solo passare una serata in compagnia bevendo ed imparando qualcosa e con costi accessibili.
Il tutto con una forte attenzione verso tantissimi argomenti, per nulla diffusi, sviluppati come Masterclass o corsi monografici di una serata, anche leggeri o narrativi, che possono incuriosire, avvicinare, divertire ma soprattutto formare!!!
I.T.A. Academy è nata da pochi mesi, ma ho già la fortuna di avere alcuni collaboratori che si occupano di altre matrici (vino, cioccolato, acqua, olio) con le quali a breve partiremo, ed alcuni birrifici che collaborano ai nostri progetti; credo che anche qui si posa fare squadra, sinergia fra formazione e produzione, senza falsi moralismi.
Come ti dicevo, per mio amore viscerale, il focus è la birra, ma vuole essere un contenitore multi-matrice open per cercare di fare conoscenza e contaminazione nel mondo del Food & Drink.
Inoltre tengo poi particolarmente a sottolineare che è un laboratorio Friendly Open; chiunque sia in linea con la philosophy, abbia voglia di mettersi in gioco ed abbia idee e voglia di condividerle, è il benvenuto, come sono benvenuti i produttori che abbiano voglia di collaborare, per il bene del consumatore e del movimento birra.
Come vedi la situazione craft beer in Italia oggi? Quali consigli daresti agli operatori del settore?
Il mondo Craft italiano ha affrontato un anno terribile, con contrazioni folli ed insostenibili, che, ovviamente, non si è ancora normalizzato.
Non ci sono responsabilità dirette, ma la situazione pandemica ha mostrato, in maniera cruda e crudele, alcune evidenti fragilità del sistema.
Lungi da me, libertario, liberista e liberale, tirar fuori la sempreverde polemica sulla scala, sulla frammentazione e sul numero di birrifici artigianali in Italia; io la vedo e l’ho sempre veduta come una grande risorsa, se ben gestita, tipicamente italica… con onestà, poi ci pensa il mercato.
Detto questo… Credo che le fragilità siano state principalmente due su cui riflettere: la distribuzione ed il pubblico.
La birra Craft italiana è quasi completamente legata ad Ho.Re.Ca. specializzato e Fiere/Feste, oltre ai fedeli consumatori diretti del territorio.
La bolla della moda è già scoppiata da un po’, e non si può più permettersi d’essere hype, snob o elitari (anche in chi da eventi e formazione).
Credo che anche il mercato G.D.O. sia da prendere, solo dove le condizioni lo permettono, in considerazione, senza fare i talebani, che mi piacciono davvero poco.
Credo che si debba essere sempre più sinergici, per ottimizzare e limare i prezzi, rendendoli accessibili, come percepito, ma non a discapito del povero produttore, con economie di scala, dagli impianti condivisi, ai gruppi d’acquisto, uscendo dalla naturale ed umana logica egocentrica e di gelosie dell’uomo; se il mercato migliora, migliorerà con benefici per tutti.
Ma più di tutto credo che serva lavorare sul pubblico, sul suo allargamento e sulla sua sensibilità e conoscenza.
Serve tanta tanta tanta formazione (e non lo dico pro domo mea) ed informazione, ed in questo invito i birrifici ad essere parte attiva, per far sì che il mercato, fatto giustamente, e con il massimo del rispetto, da “Sciùre Marie” ed “Idraulici di Voghera”, possa sempre più capire ed apprezzare il mondo Craft.
Quando lo leggi e la ami, poi non torni più indietro.
È solo questo che può davvero scatenare un positivo effetto domino; un cliente edotto cercherà e pretenderà birra Craft di qualità in ogni contesto, dal bar sotto casa, al supermercato.
Il 2020 è stato un anno difficile per tutti, cosa sei riuscito a organizzare?
Il 2020 è stato l’annus horribilis per tutti, chi più chi meno; mi sono saltati pressoché tutti i programmi, collaborazioni e progetti che avevo pensato di sviluppare.
L’unica nota positiva è stato il trovarsi fermo, con tanto tempo a disposizione.
Superata la fase, credo come tutti, di atterrimento, nella quale aspettavo solo che passasse il prima possibile per tornare alla normalità, un po’ alla volta è comparsa l’idea di renderlo utile, spinta che mi ha portato a tirar fuori dal cassetto I.T.A. Academy.
Nel mio piccolo, con un pizzico d’orgoglio e soddisfazione, ho sfruttato questo tempo per studiare, scrivere ed organizzare, ad oggi, dieci corsi monografici, su argomenti non mainstream nel mondo birra, completamente originali, che ho poi concretizzato in Masterclass, con le quali ho avuto il piacere di conoscere e confrontarmi con tante persone, più o meno appassionate, che hanno voluto avvicinarsi alla birra.
Infine, la formula On Air, scomodando Galileo: “Dietro ad ogni problema c’è una opportunità”, ha permesso la partecipazione anche a chi non vive nei grandi centri urbani o a chi, giustamente, sarebbe in difficoltà a mettersi alla guida dopo aver bevuto.
Torniamo al tema craft beer Italy: qual è la tua birra preferita? Perché?
Questa risposta è facile e difficilissima all’unisono.
Chiedendo scusa alle centinaia di birre che amo, ed alle decine dei Mastri Birrai che stimo, ma una risposta ce l’ho, pero devi concedermi due birre!
La Lager non pastorizzata della Fabbrica di Pedavena (BL), bevuta dopo la riapertura nei primi 2000, spillatami da Gianni Pasa, storica anima del birrificio, che mi disse due due cose che capii a pieno solo anni dopo: “Per bere una buona birra bisogna sporcarsi le mani, la bocca ed il naso”; e poi, indicando con un dito il reparto di pastorizzazione, “da lì in poi la birra si può solo rovinare”.
La seconda è la TipoPils del Birrificio Italiano di Lurago Marinone (CO), servita da Agostino Arioli in persona, che fu uno dei docenti del mio primo corso di degustazione.
Mi ricordo, come ora, prima lezione, prima birra, incerto con il mio bagaglio di conoscenza da Bud, Heineken & Co, che, assaggiandola, mi dissi “Ah… ma è QUESTA la birra? È fatta così?”.
Non dico che siano le migliori birre che abbia in assoluto mai bevuto, ma è stato l’inizio di un grande amore.
E si sa… il primo amore non si scorda mai.
Progetti futuri?
Sempre spero tanti! Chi si ferma è perduto!
Mi auguro di riuscire a sviluppare le due anime di I.T.A. (Academy ed Awards) lanciate da poco, coinvolgendo curiosi, appassionati e produttori.
Tornare a calcare qualche giuria con un bicchiere in mano (che fra l’altro è una splendida scusa per viaggiare, altra mia grande passione…).
Oltre a concretizzare nuove collaborazioni (sono uno strenuo ed instancabile sostenitore delle sinergie) sulle quali ora sto lavorando, legate ad eventi ed editoria.
Ma se qualcuno ha voglia di contaminarsi, e lanciare qualcosa, io sono qui!
Ringrazio Simone per la bella chiacchierata, vi lascio alcuni link di visione e contatto:
International Taste Award: www.internationaltasteawards.com/it
Pagina Facebook: www.facebook.com/InternationalTasteAwards
Italian Taste Accademy: www.facebook.com/internationaltasteacademy/
Simone Massenza FB: www.facebook.com/simone.massenza
Simone Massenza IN: www.instagram.com/simonemassenza