Raise Brewing: una giovane Beer Firm con le idee molto chiare

Luca, Manuel e Damiano

Oggi vi voglio raccontare la storia di tre amici, e il loro sogno; Damiano Arcaro, Luca dalla Costa e Manuel Gallo, appassionati di birra artigianale e residenti in un piccolo comune della provincia padovana, provengono da percorsi personali e professionali completamente diversi.

Damiano, homebrewer da quando ha 20 anni, ha studiato chimica industriale a Padova e dopo aver conseguito la laurea magistrale ha iniziato a perseguire ancora più concretamente questo sogno (perché “per essere birraio non basta essere stato homebrewer” come dice lui). Grazie ad una tesi di laurea in collaborazione con Brewfist (che ha sempre un posto nel suo cuore per i sei mesi successivamente “regalati” da Pietro e Andrea, i titolari) ha poi potuto fare il tirocinio in produzione e controllo qualità a Codogno. Tornato a Padova ha poi lavorato fino a prima del lockdown di marzo presso una realtà ben radicata come il brewpub Vecchio Birraio.

Luca è anche lui laureato ma in comunicazione a Padova. Dopo i tre anni di studi parte per una terra di cui è sempre stato innamorato: la Spagna. Vive un anno lì a sue spese e si paga gli studi per un Master in marketing e telecomunicazioni. A lui si deve tutta l’attenzione ai social, al sito e allo shop online.

Manuel è un agronomo anche lui laureato dopo 5 anni di studi a Padova. Lavora ora nel campo dei fitofarmaci in una posizione di responsabilità su test Italiani per vari tipi di colture. È lui il fulcro dell’anima agricola, ci sa fare in campo e fuori.

Tutta la sfilza di competenze e capacità però non basta per aprire un birrificio con tutti i crismi, come lo intendono loro.  Da qui la scelta partire  optando per una modalità che costasse relativamente meno: questo è il motivo che gli ha spinti ad fondare la beer firm RAISE BREWING.

Il nome ha origine dai loro pensieri ma più probabilmente dai loro sentimenti per questo progetto. “To raise” in inglese significa “crescere” nel senso transitivo del termine e si contraddistingue dal “to rise” che è intransitivo e viene accostato al “sollevarsi e innalzarsi”. Il loro obiettivo non è quello di crescere solo loro come realtà ma di fare crescere altre persone, generando un mondo attento verso la terra che dovremmo custodire (non a caso il progetto vorrebbe prendere una dimensione anche agricola), una comunità di persone vicine che favoriscano il consumo locale di prodotti delle piccole-medie imprese di qualsivoglia origine.

Il settore della birra artigianale, sta proponendo una qualità produttiva notevole ed è ormai sulla bocca di tutti. Uno dei loro obiettivi e quello di  collaborare con queste persone, conoscere realtà anche distanti dal mondo birra e favorire uno sviluppo tale per cui l’individuo pensi globalmente come cittadino del mondo e consumi localmente. Questo è il significato della transitività per loro e per farlo si è scelto di  partire con il poco che materialmente e disponibile, motivo in più per cui non si può che crescere!

Damiano mi racconta che esiste già un programma per il futuro, e che i tempi “brevi”prima del grande passo sono già stati decisi.  Questo periodo lo stiamo vivendo come un modo per farci conoscere e testarci sul mercato, pur sapendo quanto effettivamente cambino le cose divenendo birrificio.

Abbiamo visto all’opera e poi scelto i birrifici che producono le nostre tre birre: Birrificio Porta Bruciata e Birrificio Manerba. <<Chi beve artigianale in Italia sa di chi stiamo parlando e se non li conosce.. beh probabilmente non sa cosa sia la birra artigianale Italiana di qualità>>.

Le ricette sono state studiate e realizzate direttamente da  Damiano che poi è andato  personalmente alle prime cotte per valutare i minimi dettagli assieme ai birrai.

A oggi tre sono le referenze proposte da questa giovane beer firm optando per una scelta stilistica che rappresenti la loro idea, il loro sogno e il loro progetto.

5 o’Clock, Ordinary bitter, 4%

Una bitter inglese, nel vestito e nell’animo. Malti, luppoli e lievito inglese per confezionare (rigorosamente rifermentata) una classica bitter di Londra. Di quelle che possono occupare le bevute di un pomeriggio, carbonazione bassa, corpo molto leggero, grado alcolico basso e il giusto tono maltato.

Wawa, new Zealand pils, 5%

Wai-ti e Wakatu sono le due varietà scelte per questa pils. Sono varietà per un terzo di genoma tedesche alla faccia di chi pensa di bersi una pils tropicale. È una pils che mantiene toni erbacei, debolmente resinosi ma senza mai sfociare in eccessi.

Big One, west coast IPA, 7.2%

In questa birra si concentra la potenza del luppolo e la volontà di creare un prodotto di comunque facile beva. Malto pale, pils e destrosio per seccare la bevuta e lasciare la resina e la frutta (a pasta gialla e tropicale) coccolare il palato, fino al finale tagliente ed amaro.

Ho avuto personalmente l’occasione di assaggiare le tre referenze, al primo impatto ho notato una maniacale attenzione alla presentazione, grazie a un  progetto molto curato dal punto di vista grafico ed estetico, dettaglio (che poi dettaglio non è, visto che prima del naso e della bocca la Birra la si assaggia con gli occhi) che considero sempre molto importante, Wawa e Big One (le due isobariche), proposte in lattina, mentre la 5 o’Clock (la rifermentata), in bottiglia, l’assaggio è stato molto positivo, pulizia, armonia e equilibrio sono state le costanti che ho ritrovato in queste tre birre.

Per saperne di più vi invito a seguire i ragazzi di Raise Brewing sul loro sito : https://www.raisebrewing.com/Facebook: https://www.facebook.com/raisebrewing/ e Instagram: https://www.instagram.com/raise_brewing/

Chiudo ringraziando Damiano per la chiacchierata e per l’assaggio della loro produzione.

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Informazioni su Stefano Gasparini 681 Articoli
Stefano è un appassionato di birra artigianale italiana da molti anni e ha dato concretezza alla sua passione nel 2008 con la creazione di NONSOLOBIRRA.NET, un portale che mira a far conoscere al pubblico il mondo della birra artigianale italiana attraverso recensioni, degustazioni e relazioni con i produttori. Stefano ha collaborato con la Guida ai Locali Birrai MOBI ed è stato presidente della Confraternita della Birra Artigianale. È anche il fondatore del gruppo Nonsolobirra Homebrewers e organizzatore del Nonsolobirra festival dal 2011. In sintesi, Stefano è un appassionato di birra che ha dedicato gran parte della sua vita a far conoscere e promuovere la birra artigianale italiana.