
Amici homebrewer,
chi di voi non ha mai sognato di mettersi dall’altra parte del bancone, non solo per spillare la propria birra, ma per valutarla, analizzarla, sezionarla con lo sguardo e il palato di un giudice esperto? Io, Stefano Gasparini di Nonsolobirra.net, ho avuto l’opportunità di vivere proprio questa esperienza e voglio raccontarvela, sperando di offrirvi uno sguardo dietro le quinte del mondo della valutazione birraria.

Per anni, il mio approccio alla birra è stato quello di un appassionato, un assaggiatore curioso, sempre alla ricerca di nuove sfumature e di storie da raccontare. Ho degustato centinaia, forse migliaia di birre, ma sempre con la leggerezza di chi si gode un piacere, senza l’onere della sentenza. L’idea di diventare giudice, onestamente, mi ha sempre affascinato e un po’ intimorito. L’essere lì, con il foglio di valutazione in mano, a dover esprimere un giudizio che può influenzare il percorso di un birraio, beh, è una responsabilità non da poco.
Non sono arrivato a questa esperienza per caso. Il mio percorso nel mondo della birra è stato un cammino fatto di studio, curiosità e tanta pratica. Ho frequentato i corsi UBT (Unionbirrai Beer Tasters), un’esperienza che mi ha aperto un mondo sulla valutazione tecnica e la conoscenza degli stili. Ho proseguito con il percorso, approfondendo ulteriormente le tecniche di degustazione e l’identificazione dei difetti. A queste si sono aggiunte svariate serate a tema, dedicate all’analisi approfondita di specifici stili o alle birre provenienti da determinate aree geografiche. Ogni sessione, ogni discussione, ogni pinta analizzata con attenzione è stata un tassello per costruire la mia competenza. Attualmente, la mia passione mi porta a degustare birre con regolarità, fornendo feedback e recensioni sia per il mio portale Nonsolobirra.net che per altre piattaforme, cercando sempre di offrire un’analisi il più accurata e utile possibile.
Quando mi è stato proposto di partecipare come giudice a una competizione, ho accettato con un misto di entusiasmo e una sana dose di timore reverenziale. Ho sempre creduto che per giudicare, non basti “piacere una birra”, ma serva una conoscenza approfondita degli stili, dei difetti, delle sfumature che distinguono una buona birra da una birra eccezionale. Ho ripassato le linee guida, ho studiato le schede di valutazione, ho cercato di azzerare i miei gusti personali per abbracciare un approccio il più oggettivo possibile.
Il giorno del giudizio è arrivato e l’atmosfera nella sala era palpabile. C’era un mix di concentrazione e cameratismo tra i giudici. Ogni tavolo era un piccolo laboratorio sensoriale, dove bottiglie anonime venivano versate con cura, il loro aroma analizzato, il colore studiato in controluce, il primo sorso un momento di pura riflessione.
Quello che mi ha colpito di più è stata la profondità dell’analisi. Non si trattava solo di dire “mi piace” o “non mi piace”. Ogni birra veniva sviscerata: si cercavano sentori specifici, si valutava l’equilibrio, si identificavano eventuali difetti (e credetemi, a volte non è così facile come sembra!). Ogni sorso era un’indagine, ogni nota sul foglio di valutazione un pezzo del puzzle.
Ma la parte più interessante, a mio avviso, è stata la discussione con gli altri giudici. Dopo la valutazione individuale, c’era il confronto. “Hai sentito quel sentore di DMS?”, “Non trovi che l’amaro sia un po’ troppo persistente per lo stile?”, “Quel fruttato è davvero così tenue come dici?”. È in questi momenti che si impara di più, che si affinano le proprie percezioni, che si comprende come una stessa birra possa essere interpretata in modi leggermente diversi, pur convergendo verso un giudizio comune. È un esercizio di umiltà e di arricchimento reciproco.
Da questa esperienza ho imparato diverse cose, e voglio condividerle con voi, cari homebrewer:
- La perfezione non esiste, ma l’equilibrio sì: Spesso ci si focalizza sulla ricerca di aromi particolari o di un amaro estremo. Ma una birra vincente è una birra equilibrata, dove ogni componente è in armonia con gli altri e rispetta le caratteristiche dello stile.
- Pulizia e assenza di difetti: Sembra banale, ma tantissime birre perdono punti a causa di difetti facilmente evitabili. Controllate la fermentazione, la sanificazione, la conservazione. Sono le basi, ma sono fondamentali.
- Conoscere gli stili è cruciale: Se producete una birra, dovete sapere a quale stile volete farla appartenere e quanto vi siete avvicinati a quel profilo. Un giudice valuta la vostra birra in base a un parametro ben definito.
- Non abbiate paura del feedback: Ricevere un giudizio può essere difficile, soprattutto se è critico. Ma ogni critica è un’opportunità per migliorare. Leggete attentamente le schede di valutazione, cercate di capire dove potete intervenire.
Essere giudice per un giorno è stata un’esperienza intensa e formativa. Mi ha permesso di apprezzare ancora di più la complessità che si cela dietro ogni pinta, la dedizione degli homebrewer e l’importanza di una valutazione onesta e competente.
E voi, vi siete mai chiesti cosa penserebbero dei giudici della vostra prossima creazione?