
Come nasce il birrificio agricolo “I Maghi di Orz”? Raccontateci un po’ della vostra storia.

Nasce dal desiderio di coniugare la passione infinita per questa magica bevanda, che è la birra, e la voglia di dare nuova vita ai campi che ci hanno lasciato con non poche fatiche i nostri genitori e nonni. Simone ha iniziato come homebrewer nel 2009 e ha deciso di frequentare il corso birraio nel 2015; già nel 2017 con l’aiuto di due soci e colleghi ha iniziato i lavori per fare del suo ricovero attrezzi agricoli un birrificio e nel 2018 è partita l’avventura de “I Maghi di Orz”. Stefania, anch’essa amica e collega di Simone, grande appassionata di birra, ha conseguito il diploma da biersommelier nel 2019 e da subito ha cercato di far parte del progetto riuscendo ad entrare solo a novembre 2020 in piena pandemia: Simone allora era rimasto l’unico socio dei Maghi alla ricerca di nuova energia! Da allora ogni anno aggiungiamo qualcosa di nuovo: che sia un fermentatore, uno spiedo, un orto; il nostro motto è: un passo alla volta fino alla città di smeraldo.
Da dove viene il nome “I Maghi di Orz”? C’è un significato particolare dietro questa scelta?
I Maghi di Orz, è una filosofia di vita. Tutti noi nel nostro percorso di vita siamo stati a volte spaventapasseri, a volte leone o uomo di latta; desiderosi di qualcosa che pensavamo di non avere; ma insieme e in compagnia di Dorothy, che per noi impersonifica la birra, riusciamo a fare il nostro percorso e arrivati alla città di Smeraldo scopriremo che non serve la magia per essere la miglior versione di noi stessi! Poi va bhe… lo slogan è presto detto: noi Maghi di Orz trasformiamo l’orzo in birra!
Quanti soci fanno parte del progetto e come vi siete incontrati o uniti in questa avventura?
I soci del birrificio sono due: Stefania e Simone. Colleghi di lavoro e amici, sono due piccoli chimici che lavorano in un’azienda che analizza alimenti e qualsiasi altro substrato; diciamo che la formazione da analisti ben si sposa con la vocazione per la birra.
In cosa consiste l’aspetto “agricolo” del vostro birrificio? Coltivate direttamente le materie prime?
La coltivazione principale è l’orzo distico che utilizziamo in forma maltata per tutte le nostre birre; ma abbiamo anche un orto da cui ricaviamo molte verdure che utilizziamo nel nostro home restaurant; il prossimo progetto è un piccolo luppoleto, ma come sempre…un passo alla volta!
Che tipo di birre producete? Ci potete parlare delle vostre principali etichette e delle loro caratteristiche?
Ad oggi facciamo 9 tipologie di birra e tutte hanno la stessa filosofia: sono birre che fanno della semplicità e della facilità di abbinamento con i cibi la loro forza; ci piace fare birre che si avvicinano allo stile storico originale, rustiche e per le caratteristiche del nostro impianto e territorio, sono tutte ad alta fermentazione. Oltre alla nostra linea ogni tanto facciamo qualche one shot principalmente legata alla collaborazione con nostri clienti o fornitori: ci divertiamo molto!
Avete una birra “di punta” o una a cui siete particolarmente affezionati? Perché?
Senza indugi: Tom Ale! Belgian dark strong ale con 7.8% alc. Lei nasce da una magia, da un errore fatto durante le prime prove del suo concepimento; un errore che ci ha fatto capire quale miscela di malti sarebbe stata quella vincente. Si è già guadagnata il terzo posto nel 2021 e poi il primo posto della sua categoria nel 2023 nel Contest “Non solo birra”, ma per noi vince l’oro ad ogni cotta.
Come avviene il processo di produzione della birra all’interno della vostra realtà?
Il nostro impianto di cotta è da 400 litri e i nostri fermentatori contengono 1000L; ogni birra, quindi, è lavorata in doppia cotta in modo da massimizzare le performance dell’impianto. La nostra birra non è filtrata ne pastorizzata e rifermentata in bottiglia e fusto; ciò le garantisce una lunga durata.
Qual è la filosofia che guida la vostra produzione artigianale? Puntate più sulla tradizione, sulla sperimentazione o su un equilibrio tra le due?
Noi siamo dei tradizionalisti che però si fanno sempre ispirare e guidare dalla natura e da quello che offre: cereali, fiori, foglie…. Tradizione che strizza l’occhio all’innovazione anche nell’estetica del marchio e delle etichette, ma sempre ispirate alla natura.
Collaborate con altre realtà del territorio? Se sì, in che modo?
Le collaborazioni sono fondamentali; l’uomo è un’animale sociale e noi ci crediamo profondamente. I clienti che abbiamo sono collaboratori e con loro nascono mille idee, ma anche piccole aziende agricole come la nostra che ci forniscono sono occasioni per nuove ricette o nuovi incontri e collaborazioni per eventi o cene a tema. La birra per noi è prima di tutto comunità.
Com’è cambiata la vostra attività nel tempo? Avete notato un’evoluzione nel gusto o nelle richieste del pubblico?
Se ripensiamo al passato ci sembra quasi di essere un altro birrificio, tante le difficoltà, gli errori fatti (nessuno lo dice ma a tutti capitano); dobbiamo ringraziare i clienti che ci hanno dato fiducia e ci hanno sostenuti; ora sappiamo bene come funziona il nostro impianto, come gestire i diversi lotti di malto, come mantenerlo perfettamente pulito e fare birre di alta qualità.
Organizzate eventi o degustazioni presso il birrificio? Come risponde il pubblico a queste iniziative?
Degustazioni possiamo dire solo: buona la prima! Abbiamo fatto alcuni eventi degustazione a casa dei nostri clienti, ma uno solo in birrificio da noi ed è stato un bel successo, non solo per la partecipazione, ma anche perché persone che mai si erano approcciate allo stimolare i propri sensi si sono trovate a discutere di quello che percepivano con perfetti sconosciuti. Ogni venerdì comunque ospitiamo nel nostro home-restaurant chiunque voglia vedere come facciamo birra e assaggiare il nostro spettacolare spiedo misto con cottura lenta di 6/7 ore. Precovid siamo riusciti a fare una bella festa di apertura e il primo compleanno con concertini…per il 2026 abbiamo delle idee, ma non possiamo anticipare nulla!
Oltre al birrificio, gestite anche un home restaurant: come nasce questa idea e cosa proponete ai vostri ospiti?
Come sempre qui le idee nascono dalla passione e dalla pazzia: abbiamo questa fissa per la natura e i metodi di cottura antichi; lo spiedo come concetto di cottura penso sia davvero uno dei più primordiali ed è buonissimo! Ovviamente però noi veniamo dal lavorare la terra e quindi le idee vegetariane non mancano come contorno o quando qualcuno ci chiede un menù veggy.
Quali sono i piatti che meglio si abbinano con le vostre birre? Avete dei pairing preferiti o consigliati?
Le nostre birre nascono per abbinarsi al cibo; gli abbinamenti sono davvero tantissimi e per scoprirli dovete venire a trovarci. Posso fare qualche esempio veloce tipo brainstorming: Dorothy G.ALE con orata al sale; Orz Ipa e formaggio erborinato; Totò e baccalà mantecato; Tom Ale e spiedo…
Qual è la vostra visione per il futuro de “I Maghi di Orz”? Avete nuovi progetti in cantiere?
Progetti sempre: per prima cosa vogliamo ampliare la rete di vendita, faremo arrivare le nostre birre in tutta Italia. Stiamo progettando il nostro luppoleto e ampliando il nostro orto; insomma non siamo mai fermi!
Che consiglio dareste a chi sogna di avviare un birrificio agricolo come il vostro?
Una cosa che possiamo dire è che è fondamentale aver presente prima quali sono le caratteristiche del vostro territorio e della vostra terra e poi tutto a scalare: prima si apprezza quello che si ha a disposizione, poi si pensano le birre in base a questo, non il contrario.