Passione e cultura della birra: Intervista con Elena Portioli, ambasciatrice delle Donne della Birra

Elena Portioli, Blogger, ambasciatrice e viaggiatrice birraia

Ciao Elena, inizierei la nostra intervista, chiedendoti di presentarti e raccontare come sei diventata una sommelier della birra e ambasciatrice dell’associazione Le Donne della Birra?

Ciao Stefano, innanzitutto grazie di avermi contattata per questa intervista.

Ass. Le Donne della Birra

Sì, è vero che ho fatto il corso di Beer Sommelier tenuto da Roberto Muzi con la Scuola Italiana Sommelier, ma non mi considero ancora una Sommelier, mi considererò tale quando avrò accumulato l’esperienza che ancora non sento di avere.

Ho conosciuto l’Associazione Le Donne della Birra nel 2021, online, in tempi di Covid. Avevano fatto un progetto di abbinamento cibo-birra condividendo un pdf di ricette abbinate a birre prodotte da socie birraie, un lavoro veramente interessante che mi ha spinto a saperne di più. Sono diventata socia e poi, visto la posizione vacante in Emilia-Romagna, anche ambasciatrice della mia regione. L’attività associativa in questi anni mi ha dato tanto, ho conosciuto molte persone appassionate e professioniste del settore in tutta Italia, ho imparato qualcosa da ognuna di loro ed è una soddisfazione poter condividere questa passione.

So che gestisci il blog “spazio libero viaggi di birra”, ce ne vuoi parlare?

Il mio blog è nato come sfogo nel 2020, nel primo lockdown dovuto al Covid. Quando il mondo si è fermato e per un periodo non ho potuto lavorare, ho deciso di fare qualcosa per passare il tempo. Così ho unito le mie passioni per la birra e i viaggi in un blog, senza avere tante pretese. Non mi considero una blogger professionista, scrivo per hobby e mi va bene così.

Hai un modo particolare di assaggiare e recensire birre, basato sulla tua esperienza di sommelier?

Elena e Luca a Schneeeule -Berlino-

Non è facile recensire una birra, si cerca sempre di essere oggettivi ma ognuno di noi è diverso e abbiamo nasi e palati con memorie ed esperienze diverse. Senza considerare poi le mille variabili: dalla conservazione della birra, se in lattina, bottiglia o alla spina, la temperatura di servizio, il bicchiere giusto, fino ad arrivare alle condizioni psicofisiche di chi sta assaggiando la birra.

Per fortuna ci sono tanti professionisti che recensiscono le birre in modo oggettivo e perfetto e li ringrazio per questo perché da loro si imparano tante cose.

Io non sono una professionista, oltre a dare qualche indicazione oggettiva, mi piace dire anche cosa ne penso a livello soggettivo. Se una birra mi stupisce, mi emoziona, voglio essere libera di esprimerlo.

Come coinvolgi i tuoi lettori nel tuo viaggio attraverso il mondo della birra e come promuovi l’inclusività nel settore tramite il tuo blog?

Cerco di trasmettere la mia passione in modo semplice, cercando però di incuriosire chi non ne sa nulla. Per me inclusività significa avvicinare le persone (che siano donne o uomini) ad un prodotto che non conoscono facendole sentire a loro agio. Una persona, che sia appassionata o professionista, può sapere tante cose ma è come le trasmette che fa la differenza, se si pone in maniera arrogante e/o saccente può fare dei danni.

Quali sono gli obiettivi principali che vuoi raggiungere con il tuo blog, considerando il tuo impegno per la diversità e l’inclusione?

Come già detto considero il mio blog un hobby quindi il mio primo obiettivo è lo svago, mio e spero anche dei miei lettori, ovvio che sono sensibile verso certe tematiche che quindi si ritrovano spesso in ciò che scrivo. Per esempio, mi interessano le donne che lavorano nel settore birra, le persone che cambiano vita per lavorare in questo settore, i microbirrifici agricoli e/o a gestione familiare, i beerfirm (birrai che non hanno l’impianto di produzione e si appoggiano ad altri birrifici), le birre (agricole o non) fatte con ingredienti del territorio, i festival birrari e più in generale il turismo birrario in Italia e all’estero.

Come bilanci la tua esperienza personale con le esigenze dei tuoi lettori nel fornire recensioni e racconti di viaggio?

Se faccio un’esperienza legata alla birra mi ritaglio del tempo nei giorni successivi per creare dei contenuti per il blog, i social e la newsletter. Di certo non sono schiava del mio blog, se non ho nulla da pubblicare non mi dispero, non vado a cercare per forza un’esperienza da fare. I lettori che mi seguono da tanto lo hanno capito, sono iscritti alla mia newsletter e ricevono gli aggiornamenti quando ci sono.

Hai collaborato con birrifici o altri blogger per promuovere l’uguaglianza di genere e l’inclusione? Se sì, come sono andate queste collaborazioni?

Ho collaborato spesso con il Bert Pub di Carpi (MO) facendo eventi dell’Associazione Le Donne della Birra, in quanto anche la titolare, Valeria Cremaschi, è socia. Abbiamo organizzato diverse degustazioni aperte a tutti dove l’obiettivo principale era fare cultura birraria a nostro modo. Tra i vari eventi ci sono stati una degustazione dedicata allo stile Bitter, una dove è stato proposto l’abbinamento tra birre e dolci in occasione della Festa della Donna, un’altra è stata Sorsi Diversi, un format creato dall’associazione dove si abbinano dei testi di autrici a specifici stili birrari. Un evento che ci ha dato tante soddisfazioni è stata una serata dedicata alle Italian Grape Ale dove abbiamo degustato le birre e i vini con cui sono state fatte le birre. Ci abbiamo messo circa un anno tra organizzazione e ricerca dei prodotti, abbiamo avuto l’appoggio anche di esperti di ONAV e Unionbirrai che hanno dato valore aggiunto all’evento e soddisfatto i partecipanti.

Parliamo un po’ di te adesso:

Come hai scoperto la tua passione per le birre artigianali?

Grazie a mio marito Luca. Saranno almeno 15 anni che lui beve birra artigianale, mentre io mi sono avvicinata a questo mondo solo 6/7 anni fa, incuriosita dalle IPA che beveva lui e che non capivo come facesse a bere tanto erano amare.

Elena presso Chimay -Belgio-

Quali sono le tue birre artigianali preferite e perché?

Me ne piacciono tante quindi faccio prima a dirti gli stili che preferisco:

Amo le trappiste belghe perché sono state le prime birre che ho bevuto quando non sapevo ancora nulla del mondo birrario e continuano a stupirmi;

adoro le lager tedesche per la loro perfezione e pulizia. Le ho scoperte per ultime perché ho sempre bevuto delle lager di infima qualità e quando ho bevuto invece le lager provenienti dalla Franconia mi si è aperto un mondo; 

e infine sono appassionata delle Italian Grape Ale perché mi piace il vino ed essendo uno stile che lascia molta libertà ai birrai sono sempre curiosa di assaggiare le loro creazioni.

Qual è stato il momento più memorabile della tua esperienza di degustazione di birra?

Me lo ricorderò per sempre, è stato nel 2017 al circolo Arci “Vizi del Pellicano” a Correggio (RE), mio marito ordinò una Torpedo di Sierra Nevada alla spina. Il mio palato non aveva mai provato una cosa del genere, è stata una rivelazione, amore al primo sorso. Purtroppo, la stessa emozione non l’ho provata quando ho comprato la Torpedo in lattina al supermercato, una birra completamente diversa.

Cosa ti ha ispirato a diventare una beer blogger e ambasciatrice?

La passione per la birra e la voglia di far conoscere questo prodotto a più persone possibili. 

Quali sono gli elementi chiave che cerchi in una birra per valutarne la qualità?

Fare diversi corsi di degustazione e frequentare locali specializzati, ti fa diventare esigente e ti fa capire quali sono le cose importanti, cioè la buona conservazione della birra e come viene servita. Se mancano queste 2 cose, il birraio può aver fatto la birra più buona del mondo ma se è stata conservata male e/o servita male, può diventare la birra più disgustosa.

Elena e Elisa presso Acido Acida

Quali tendenze interessanti hai notato recentemente nel mondo delle birre artigianali?

Per me sono interessanti le birre a bassa gradazione alcolica, senza alcool e senza glutine. Spero non sia solo una moda del momento perché penso ci sia bisogno anche di questi prodotti per soddisfare le esigenze di tutti. Ultimamente tanti birrifici producono birre senza glutine di ottima qualità ed è fantastico che una persona celiaca possa bere in compagnia con i suoi amici senza dover rinunciare al gusto. Penso anche alle persone sportive o in dieta oppure che per problemi di salute, momentanei o meno, non possono bere alcolici, per loro ora ci sono birre artigianali senza alcool che finalmente hanno raggiunto un buon livello gustativo.

Cosa pensi sia importante per educare il pubblico sulla birra artigianale e sulla sua diversità?

Non bisogna sminuire, deridere, denigrare chi beve industriale o chi pensa che l’Ichnusa sia artigianale. Purtroppo, la pubblicità dei grandi gruppi industriali ha fatto disinformazione e tocca a chi è del settore artigianale spiegare che le cose stanno diversamente, ma bisogna farlo nel modo giusto senza diventare “esclusivi”. Credo che il compito di fare cultura birraria debba essere condiviso tra tutti i soggetti coinvolti, dal birraio al distributore, dal publican al cameriere che ti porta la birra al tavolo. Quest’ultimo, il cameriere, è la figura più importante (ma in molti non lo capiscono) perché principalmente lui ha il contatto con i clienti finali e dovrebbe essere formato adeguatamente per spiegare il prodotto, per spiegare che “portami una birra chiara” non è una richiesta corretta al pari di “portami un vino bianco”. Bisogna anche iniziare ad usare i termini corretti a partire dai birrifici, in molti purtroppo ancora chiamano le loro birre “chiara”, “rossa”, “scura”, ecc… piuttosto, se non si ha fantasia per i nomi delle proprie birre, è meglio usare i nomi degli stili.

Qual è la tua opinione sulla sostenibilità nel settore delle birre artigianali?

Ci sono diverse problematiche che, voglio sottolineare, non possono essere risolte solo dai birrifici. Alcuni hanno iniziato da diverso tempo a prendere provvedimenti come limitare lo spreco di acqua o cambiare il contenitore dalla bottiglia alla lattina. Ma uno dei problemi di cui ho sentito più parlare è la maltazione dell’orzo prodotto dai birrifici agricoli. Quasi sempre, questo orzo prodotto a kilometro zero (e magari anche biologico) deve fare centinaia di kilometri per arrivare alla malteria e altrettanti per tornare al birrificio, un vero controsenso che ribadisco non è imputabile ai birrifici ma ad un’intera filiera a cui manca ancora un tassello importante come la lavorazione dell’orzo.

Puoi condividere qualche consiglio per chi desidera avvicinarsi al mondo della degustazione delle birre in modo più approfondito?

Essere curiosi e assaggiare sempre tutti gli stili birrari, anche quelli che non convincono. E’ vero che ognuno di noi ha il suo gusto ma se non assaggiamo mai nulla di diverso da quello che ci piace, non potremmo mai scoprire cose nuove. Frequentare dei corsi di degustazione è sicuramente molto utile ma bisogna anche viaggiare e andare nei birrifici, nei luppoleti, nei pub, nei beershop, nei festival per capire al meglio questo mondo.

Infine, come vedi il futuro della Birra Artigianale Italiana?

Ci sarà un futuro se l’obiettivo principale del settore è quello di aumentare costantemente i consumatori di birra artigianale. Per raggiungere questo obiettivo bisogna essere tutti uniti (birrifici, associazioni, distributori, pub e locali), lavorare insieme e comunicare in modo efficace e inclusivo.

Ringrazio Elena per aver condiviso con noi la sua passione e le sue esperienze nel mondo della birra artigianale, così come il suo impegno per l’educazione, l’inclusione e la valorizzazione della diversità nel settore birrario italiano. La sua esperienza e dedizione rendono Elena un’ambasciatrice preziosa per la comunità della birra artigianale.

ADVERTISING

BEER my LOVER
Informazioni su Stefano Gasparini 648 Articoli
Stefano è un appassionato di birra artigianale italiana da molti anni e ha dato concretezza alla sua passione nel 2008 con la creazione di NONSOLOBIRRA.NET, un portale che mira a far conoscere al pubblico il mondo della birra artigianale italiana attraverso recensioni, degustazioni e relazioni con i produttori. Stefano ha collaborato con la Guida ai Locali Birrai MOBI ed è stato presidente della Confraternita della Birra Artigianale. È anche il fondatore del gruppo Nonsolobirra Homebrewers e organizzatore del Nonsolobirra festival dal 2011. In sintesi, Stefano è un appassionato di birra che ha dedicato gran parte della sua vita a far conoscere e promuovere la birra artigianale italiana.