La ninna nanna del chicco di caffè

Marcello Ceresa di Retorto

Eh già, il titolo è per intenditori; ma non ho potuto non pensare a questa vecchia canzone dello Zecchino d’oro (lo ammetto: sono cresciuta a pane e Antoniano di Bologna, senza comunque tralasciare Battisti, De André, Vivaldi e Cajkovskij senza soluzione di continuità) quando, alla fiera di Santa Lucia, mi sono trovata davanti alla spina della Black Lullaby del birrificio Retorto: “Ninna nanna nera” – nera appunto come il caffè -, per cui l’associazione è stata spontanea.

Ammetto che ero curiosa di provare le loro birre, in particolare questa e la Daughter of Autumn, dati i riconoscimenti ottenuti – entrambe primi premi nel 2014 nelle rispettive categorie al Campionato italiano birre artigianali dell’Associazione degustatori birra, e la Daughter of Autumn anche per Unionbirrai nella categoria strong ale angloamericane -; e appunto dalla Black Lullaby ho cominciato, per quanto a rigor di logica avrei dovuto fare il contrario.

Trattasi infatti di una belgian strong ale scura, come il nome stesso suggerisce; e che il buon birraio mi ha anticipato avere una forte base maltata con l’aggiunta di avena e fave di cacao, nonché vaniglia sia in bollitura che a freddo.

Insomma, c’era di che incuriosirsi.

Per quanto il tostato dell’aroma non sia più intenso che in altre birre, e la vaniglia sia sì percepibile ma comunque discreta, al primo sorso il palato viene letteralmente invaso da un tostato tanto forte da risultare amaro e perfettamente amalgamato col cacao, con una punta di acido da malto – che personalmente ho colto anche all’aroma; per poi virare verso la cremosità dolce della vaniglia, e chiudere con un amaro – sempre da malto tostato – assai netto.

Devo dire che l’ho apprezzata molto a livello di gusti personali; certo non è una birra semplice – data anche la gradazione alcolica elevata, ben otto gradi – né nei canoni, e i fanatici dell’editto di purezza avrebbero di che ridire: ma se proprio bisogna sperimentare almeno facciamolo bene, e per quanto mi riguarda Retorto ci è riuscito, facendo una birra che si fa amare nonostante la complessità.

Dopo cotanta roba – passatemi l’espressione -, persino una scotch ale sembra delicata: e infatti nella Daughter of Atumn, dagli aromi caramellati, ho trovato un corpo caldo e decisamente morbido per il genere, in cui il malto torbato si fa sentire in maniera discreta e tutt’altro che invasiva, per chiudere con un sentore alcolico e quasi di whisky nel finale.

Buono anche l’equilibrio tra il dolce e l’amaro nella persistenza, che quasi “giocano” a chi ha la meglio.

Il prossimo passo in casa Retorto, per quanto mi riguarda, potrebbe essere il barley wine Malalingua, o la sua versione barricata Malanima – invecchiata nove mesi in botti di vinsanto avute da un produttore locale.

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Informazioni su Chiara Andreola 47 Articoli
Veneta di nascita e friulana d'adozione, dopo la scuola di giornalismo a Milano ho lavorato a Roma e Bruxelles. Approdata a Udine per amore, qui è nata la mia passione per la birra artigianale. E non smetto di coltivarla