Quattro chiacchiere con Andrea e Lisa del birrificio Ofelia

Fin dall’epoca longobarda Sovizzo, un piccolo paese in provincia di Vicenza, può vantare una tradizione brassicola documentata anche dal ritrovamento arche-ologico di alcuni vasi utilizzati per la mescita della birra.

Proprio a Sovizzo Andrea e Lisa hanno deciso di aprire il loro microbirrificio: “Ofelia”, dal nome del personaggio Shakespeariano dell’Amleto: “un’anima pura senza compromessi”, come amano definire la loro birra.

Quando entro nel birrificio, in un giorno di produzione, subito mi accolgono Andrea e Lisa accompagnati dal profumo intenso del mosto che sta bollendo nella stanza a fianco. Una nuvola di vapore esce dal laboratorio e si disperde fra le scatole di cartone ordinatamente disposte lungo le pareti che aspettano solo di essere riempite con le bottiglie ambrate delle birre Ofelia.

Andrea e Lisa: coppia nella vita e nel lavoro. Lui laureato in Economia e commercio con una carriera avviata come commercialista; lei laureata in Economia del turismo con un’esperienza pluriennale presso il consorzio Vicenza è e alle spalle anche un ristorante. Lisa si definisce una persona curiosa, con tanta voglia di scoprire il mondo. L’esperienza presso il Consorzio le ha permesso di conoscere la realtà eno-gastronomica del territorio vicentino e anche la Biblioteca “La Vigna”, con tutto il suo bagaglio culturale sulla storia dei prodotti locali. Da qui l’idea di aprire un ristorante con la proposta dei prodotti del territorio e con la riscoperta delle ricette della tradizione.

La passione per la birra è nata durante un viaggio in Belgio, fatto insieme ad Andrea, e la curiosità di scoprire cosa si nascondeva dietro ad una bottiglia di birra ha fatto nascere in loro l’idea di aprire un birrificio.

Andrea si definisce un creativo e questa sua qualità gli stava un po’ stretta nei panni del commercialista. Con la birra, invece, ha la possibilità di sfruttare appieno la sua dote, sperimentando e creando nuove ricette e nuovi sapori. Anche per lui il viaggio in Belgio è stato un punto di svolta: una settimana trascorsa a visitare pub e birrifici, dove Andrea e Lisa hanno approfondito in particolare la conoscenza della birra e del birrificio De Ranke, grazie a Nino Bacelle, uno dei due birrai che gli ha letteralmente aperto le porte del birrificio.

“La cosa bella di questa visita – racconta Andrea – è che Bacelle non ci ha fatto bere solo le sue birre (che sono molto particolari perché tagliate anche con i Lambic, stili tradizionali belgi), ma ha voluto farci assaggiare anche le basi da cui deriva la birra. Ci ha spiegato tutto senza segreti. Se dobbiamo pensare ad una persona e ad un momento che hanno segnato la nostra vita sono stati proprio Nino Bacelle e la visita al birrificio De Ranke”. “Da questo esempio – continua Lisa – abbiamo imparato quanto importante sia l’accoglienza in un birrificio, cosa a cui noi teniamo tantissimo, tanto che ogni sabato mattina organizziamo delle visite gratuite proprio per far vedere come funziona il nostro birrificio”. Ritornati dal viaggio in Belgio sono iniziati i primi approcci alla fabbricazione della birra nel garage sotto casa, utilizzando fin dal principio un piccolo impianto semiprofessionale.

Andrea in sala cotta

Dal 2008 al 2010 Andrea e Lisa hanno sperimentato, poi hanno deciso di mettersi in gioco con il microbirrificio contando interamente sulle proprie forze e con l’entusiasmo di sapere apprezzate le proprie birre dai ristoratori (per questo molto ha contribuito l’attività di Lisa con il ristorante).

“Bisogna credere molto in se stessi – dice Andrea – ma avere anche la giusta auto-critica. Io credo che si possa sempre fare di meglio”.

All’interno del birrificio, Lisa si occupa di imbottigliamento, logistica, marketing, comunicazione e della parte commerciale, mentre Andrea si dedica alla produzione e all’amministrazione.

Distribuiscono sul territorio nazionale, soprattutto nel Vicentino e in Veneto, ma Ofelia arriva fino in Calabria.

“Secondo le ultime stime – spiega Andrea – in Italia esistono circa 1000 microbirrifici. Questo numero non tiene conto però delle ultime chiusure. È infatti iniziata l’onda di ritorno, ossia la morìa di quei birrifici che erano stati aperti sulla scia dell’entusiasmo da chi aveva visto questa attività solo come un business o che semplicemente hanno avuto sfortuna. In questo numero, poi, non si tiene conto dei beer firm che acquistano il prodotto da birrifici terzi e lo rivendono con la propria etichetta. In Italia i beer firm sono circa 400; a grandi linee possiamo dire che in attività esistono nel nostro Paese circa 550 microbirrifici. Questo ha portato, insieme alla fantasia che ci contraddistingue in questo campo, a tante birre diverse”.

La fantasia: è ciò che caratterizza le birre artigianali italiane. “Di recente, nel mondo dei concorsi – racconta Andrea – è nato anche uno stile italiano, riconosciuto dal Beer Judge Certification Program (BJCP): l’Italian Grape Ale (IGA) definisce quelle birre che racchiudo – no in sé l’influenza dell’uva, del vino, del mosto o della botte in cui ha maturato il vino”. E Andrea sottolinea inoltre come lo stile italiano sia contraddistinto dalla creatività del birraio: “una creatività come quella italiana non si ritrova nemmeno negli Stati Uniti, dove esistono circa 3000 microbirrifici e dove è nato, nel 1978, questo fenomeno”. Basta dare un’occhiata agli ingredienti delle birre Ofelia per capire che qui di creatività ce n’è molta.

Mi colpisce in particolare l’utilizzo di prodotti locali: miele di tiglio di Meledo di Sarego (Vicenza) per la Dark Side of Saison, corniole De.Co di Cornedo per la Scarlet, zucca del territorio per la Cucurbitter… alcune birre Ofelia si possono proprio definire a km 0.

“Il malto e il luppolo sono ancora difficili da ritrovare sul territorio – spiega Lisa -; una volta all’anno riusciamo però a fare una cotta con un luppolo locale coltivato a Bolzano Vicentino dall’azienda agricola Il Casale delle Erbe. La varietà è stata selezionata con il supporto dell’Università di Padova e noi la utilizziamo per produrre la “Magnagati”. Per gli altri ingredienti è invece più semplice fare riferimento al territorio”.

Le ricette delle birre vengono sviluppate insieme, “poi Andrea è bravissimo a tradurle in pratica” dice Lisa. Le birre Ofelia non si rifanno ad uno stile tradizionale, a parte alcune: Amitabh, in stile inglese, e NeverMild: ambrata scura, molto leggera, dove l’importanza è data dal malto. “Tutte le altre birre sono interpretazioni nostre” dice Lisa.

Parliamo di birra e donne. Da un recente studio di AssoBirra le donne italiane risultano essere le prime al mondo per numero di consumatrici, ma anche le più responsabili, con il minore consumo pro capite.

Lisa conferma che le birre Ofelia sono molto gradite al pubblico femminile; come suggerisce lo stesso nome, Ofelia “non è una birra mascolina – spiega Lisa – ha delle caratteristiche che incontrano molto i gusti delle donne, in particolar modo “Piazza delle Erbe”, realizzata con dieci fra spezie ed erbe in infusione, fra cui spiccano erba luisa, buccia di arancia, cardamomo, anice stellato, coriandolo e camomilla”. Talmente particolare da aggiudicarsi la medaglia d’oro al Global Craft Beer Award (Berlino 2014) nella categoria Herb or Spice Beer.

Sempre in tema di riconoscimenti, anche la Uill Iu Bai ha ottenuto il terzo posto come birra dell’anno 2015 dall’Associazione Unionbirrai. Prodotta con i luppoli della costa occidentale degli USA, il suo nome ricorda le prime frasi che gli emigrati italiani, appena sbarcati a New York, cercavano di imparare per sopravvivere: “will you buy?”, pronunciato appunto “uill iu bai”!

Ma torniamo al mosto che sta bollendo nel laboratorio. Andrea mi spiega con grande precisione e competenza il processo di produzione della birra e alla fine capisco perché le sue birre sono “cuore e matematica”: la passione per il suo lavoro o meglio, per una passione che ha trasformato in lavoro, è davvero palpabile. Andrea e Lisa vogliono emozionare ad ogni sorso. Il tutto condito da una grande conoscenza dei processi chimici e fisici necessari alla produzione di una birra “senza compromessi”.

In particolare, durante la fase di produzione, Andrea e Lisa si preoccupano anche di come riutilizzare le trebbie, che presentano ancora molti nutrienti e che sarebbe uno spreco buttare. “Le trebbie – spiega Andrea – hanno una buona base proteica, fibra, carboidrati, zuccheri già trasformati. Noi le portiamo in una fattoria qui vicino che lavora in biologico e che le riutilizza come mangime per il pollame. C’è l’idea di fare anche qualcosa di un po’ più creativo, di utilizzarle, ad esempio, per fare dei biscotti, degli impastati… ci sono insomma dei progetti”.

Il brand Ofelia si distingue anche per la sua immagine che si avvale delle illustrazioni dell’artista Ale Giorgini.

” Nel mondo ci sono milioni di birre – precisa Lisa – e secondo noi non è corretto distinguersi solo per il gusto, ma anche per come ci si presenta.

Fin da subito abbiamo capito che questo è fondamentale e abbiamo quindi cercato di dare un indirizzo preciso alla nostra immagine.

In particolare, due anni fa, durante la visita alla mostra “Illustri” in Basilica Palladiana, mi sono innamorata dello stile di Ale Giorgini e lo abbiamo contattato per una illustrazione che ho utilizzato per il merchandising di Ofelia: felpe, cavatappi, bicchieri, t-shirt…

Proprio questa immagine è stata selezionata dalla Society of Illustrators di New York ed è entrata nel catalogo dell’illustrazione mondiale.

Di recente è nata l’idea di illustrare anche le scatole di cartone con un altro disegno di Ale Giorgini”.

Progetti per il futuro?

“Il progetto più grande ed imminente è lo spostamento del birrificio, sempre a Sovizzo, con il cambiamento dell’impianto produttivo – racconta Lisa – passeremo ad una sala cottura da 12 ettolitri per soddisfare la crescente richiesta. Inoltre, all’interno del nuovo birrificio, apriremo la nostra “tap room”, cioè un piccolo locale dove bere sempre le nostre birre alla spina e in pompa, abbinate a qualche assaggino sfizioso.

Sarà possibile acquistare le bottiglie confezionate e la birra sfusa, inoltre avremo sempre una via ospite, cioè una spina dedicata ad un birrificio che stimiamo, a rotazione”.

Alla fine di questa intervista mi rendo conto che il mondo della birra artigianale è davvero affascinante, è una ricerca continua di sapori, profumi e colori, è creatività e rigore allo stesso tempo.

La birra artigianale è lo specchio del birraio che la produce.

Articolo scritto da: Alessia Scarparolo sul trimestrale n°32 della biblioteca internazionale LA VIGNA che ringrazio per la gentile concessione

 http://www.lavigna.it

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BEER my LOVER
Informazioni su Stefano Gasparini 655 Articoli
Stefano è un appassionato di birra artigianale italiana da molti anni e ha dato concretezza alla sua passione nel 2008 con la creazione di NONSOLOBIRRA.NET, un portale che mira a far conoscere al pubblico il mondo della birra artigianale italiana attraverso recensioni, degustazioni e relazioni con i produttori. Stefano ha collaborato con la Guida ai Locali Birrai MOBI ed è stato presidente della Confraternita della Birra Artigianale. È anche il fondatore del gruppo Nonsolobirra Homebrewers e organizzatore del Nonsolobirra festival dal 2011. In sintesi, Stefano è un appassionato di birra che ha dedicato gran parte della sua vita a far conoscere e promuovere la birra artigianale italiana.