
Ciao Federico, puoi raccontarci di te? Come ti sei avvicinato al mondo dell’homebrewing?
Mi chiamo Federico Bergantini. Abito a Signa, una frazione della provincia di Firenze. Sono un operatore aeroportuale e, nel tempo libero, mi trasformo in homebrewer. Mi sono avvicinato a questo mondo grazie a un collega di lavoro che, volendo sbarazzarsi del classico secchio da kit, ha deciso di regalarmelo.
Da quanto tempo produci birra in casa e cosa ti ha spinto a iniziare?
Produco birra in casa dal 2019. Ciò che mi ha spinto a iniziare è stata, man mano che mi informavo tramite libri e web, la continua curiosità e la grande soddisfazione nel vedere nel bicchiere ciò che ho ideato e creato da zero con le mie mani.
Quali sono state le prime difficoltà che hai incontrato e come le hai superate?
Per me le prime difficoltà sono state soprattutto le insicurezze e la paura di sbagliare in ogni fase, superate poi con pratica, teoria e confronti con altri homebrewer.
Sei stato finalista del concorso MOBI: cosa ha significato per te questo traguardo?
La finale del campionato MOBI è, per me, un traguardo importante. Hai la possibilità di confrontarti con i migliori homebrewer d’Italia, ma soprattutto di conoscere nuove persone con la stessa passione.
Quale birra hai presentato al concorso e cosa la rende speciale?
Oltre alla Altbier, che era obbligatoria, ho presentato una Dubbel e una Scottish Export. Della Dubbel mi piace tanto il suo equilibrio tra parte maltata e amaro. Seppur sia una birra da quasi 7%, si beve molto bene.
Quali sono i tuoi stili di birra preferiti da produrre e perché?
I miei stili preferiti da produrre sono principalmente quelli inglesi, in particolare le Bitter, per la loro semplicità di bevuta. Non manca però l’occasione di spaziare tra le trappiste belghe e le American IPA, con qualche capatina in Germania.
Hai una birra di cui sei particolarmente orgoglioso? Se sì, raccontacela!
Sono molto orgoglioso di una Imperial Stout passata in caratello di ex Vin Santo, non tanto per il gusto, ma perché è una birra fatta a sei mani, e questo mi ricorda sempre la bellissima giornata passata insieme a Ivan e Andrea.
Ti piace sperimentare con ingredienti insoliti o preferisci rispettare gli stili tradizionali?
Solitamente preferisco rispettare gli stili tradizionali, ma mi è capitato di aggiungere le albicocche del mio albero per una Gose. Ci sono anche birre che maturano nei caratelli. Non mi precludo nulla.
Quale attrezzatura utilizzi per la tua produzione?
Attualmente utilizzo un classico sistema a tre tini da 50 litri. Per la fermentazione, uso un kegmenter modificato nel tempo.
Hai apportato qualche modifica o autocostruito qualcosa per migliorare il tuo impianto?
Ho implementato il ricircolo durante il mash e mi sono autocostruito un sistema di contro flusso, con cui ottengo un raffreddamento immediato.
Qual è il passaggio più critico nel tuo processo di produzione e come lo gestisci?
Ad oggi riesco a gestire bene tutte le fasi di produzione. Forse la fase più critica è la pulizia finale.
Hai in programma nuove birre o progetti legati all’homebrewing?
Ho già una English IPA in fermentatore e sicuramente farò una bassa fermentazione. Poi vedremo. A giugno, io e Ivan (anche lui finalista) abbiamo fondato l’associazione Homebrewers Fiorentini, di cui siamo fierissimi. Con questa vogliamo avvicinare nuove persone all’homebrewing, condividere idee, attività e passare del tempo insieme.
Se avessi la possibilità di aprire un birrificio, quale sarebbe la tua birra di punta?
Se avessi questa possibilità, sicuramente punterei su Bitter e Pilsner a pari merito.
Che consiglio daresti a chi vuole iniziare con l’homebrewing?
Il consiglio che darei è di studiare la materia tramite libri, forum e web. Farsi un’idea di cosa comporta e provare senza scoraggiarsi, anche quando qualcosa va storto. Alla fine, è un hobby!