
Ciao Damiano, ci racconti la tua esperienza e qual è stato il tuo approccio con la birra artigianale?
Ciao a tutti, il mio primo contatto con la birra artigianale è stato a scuola, precisamente alle superiori, dopo aver studiato i processi e tutte le affascinanti trasformazioni biochimiche e microbiologiche che avvengono durante tutte le fasi di questo magnifico prodotto, dalla maltazione fino al bicchiere.

Arrivato il momento tanto atteso di produrla in laboratorio, sono stato letteralmente rapito dal profumo dell’infusione di orzo maltato e successiva estrazione di luppolo in bollitura.
La mia prima birra viva l’ho assaporata al brewpub Barchessa di Villa Pola. Ricordo di essermi accomodato vicino l’impianto e mentre gustavo la Monfenera (la loro birra alle castagne), desiderai fosse lì la mia prima esperienza lavorativa in birrificio; e fu cosi: mi trovai al posto giusto nel momento giusto.
Purtroppo il birrificio non andava a gonfie vele e dopo soli 6 mesi la proprietà è stata costretta a licenziarmi per riduzione di personale.
Ho deciso di dedicarmi a tutt’altro ma la passione chiamava, quindi dopo qualche anno ho ripreso a cercare lavoro come birraio.
Tra le varie offerte, sono entrato in contatto con Ivan Borsato (Casa Veccia) e dopo successiva visita in birrificio, capii che l’impianto con cui produce, faceva al caso mio per arricchire la mia esperienza e così cominciò un periodo di apprendimento, collaborando al suo fianco.
Non essendo una realtà strutturata non potevo restare lì a lungo e dopo circa un anno ho preso la fatidica decisione di trasferirmi a Soragna (PR); qui ho avuto una ricca esperienza e formazione, anche personale, andando a vivere da solo per la prima volta.
Sono alla costante ricerca del nuovo, mi piace sperimentare, creando ricette che porteranno a birre complesse, apprezzando anche quelle semplici ed essenziali.
Ritengo la birra un potente legante, mettendo d’accordo molti attorno ad un tavolo e portando tutti allo stesso livello, neonifiti e più navigati.